V DEL METODO E DELLE AVVERTENZE CHE SI USANO NELL'ORTO BOTANICO DI PADOVA PER LA CULTURA FECONDAZIONE E FRUTTIFICAZIONE DELLA VANIGLIA MEMORIA DEL PROF. ROBERTO DE VISIANI WF.HPRO EFFETTIVO DELL 1 1. fi. ISTITUTO (Inserita nel Follane IL° delle Memorie deU’Imp* Regìa Istituto Veneto dì Scienze Lettere ed Arti) vaaaau COI TIPI DI GIUSEPPE ANTOJiELUI PREMIATO C03f »ED.\CEIE E* ORO ÌBU DEL METODO E DELLE AVVERTENZE CHE $1 USANO NELL’ ORTO BOTANICO DI PADOVA PER LA CULTURA, FECONDAZIONE E FRUTTIFICAZIONE DELLA VANIGLIA MEMORIA DEL PROF, ROBERTO DE VISIANI ---#" 5 ***— La specie di Vaniglia, che coltivasi a preferenza negli orti botanici dt Europa ? si c la Vaniglia a foglie piane, V. planifoila di Andrew. Quantunque questa differisca dalla F. aromatica nei caratteri delle foglie c dei fiore, pure essa somministra promiscuamente coir altra la Vaniglia del commercio, e questa droga, che ci viene del pari da San Domingo, e dal Messico, non pre¬ senta alcuna diversità, benché fornita da due piante fra loro distinte per co¬ stanti caratteri. La Z 7 , plani folla coltivasi agevolmente in tutte le stufe degli Orti botanici di Europa, ma non da per lutto, uè costantemente fiorisce, I suoi fiori, come quelli del maggior numero delle Orchidee esotiche, cui que¬ sta pianta appartiene, non avevano, per quanto io sappia, allegalo frutto in Europa sino all’anno i83y, Solo in quell 1 anno i giornali annunziarono, che nelf Orto botanico di Liegi era riuscito a quel chiarissimo professore sig. Morren di averne frutta mature, e nel i838 il sig. Neumann primo giardi¬ niere al Giardino delle piante in Parigi pubblicò negli Annales de Flore et DEL METODO PER LA CULTURA DELLA VANIGLIA 4 Pontone un articolo, da cui si seppe, eh 1 egli pure aveva ottenuto un eguale risultamento* Eccitato da questi esempj, e bramoso di cogliere almeno la terza palma in argomento sì rilevante, mì diedi io pure nel 1841 a( l i$tu- diarne accuratamente il fiore in una pianta di Vanilla plani/olia, che colti¬ vasi da oltre vent'amii neirorto botanico di Padova; ed essendomi assicura¬ to, elicgli ostacoli i quali impediscono la fecondazione naturale e la conseguente allegagione de'frutti, sono nella struttura stessa del fiore, divisai meco stesso i mezzi più acconci a superarli, mezzi di cui gli orticultori Belgi e Francesi aveano fatto un segreto. Le cure datemi per Scoprirlo sortirono pienezza e pro¬ sperità di successo, e fu da ciò, che la Imperiale e Reale Società di Orticoltura in Vienna, che da quattro anni pubblicava inutilmente un programma, ed asse¬ gnava un premio a chi mostrasse baccelli di Vaniglia raccolti nella Monarchia Austrìaca, nella solenne tornata del giorno xtf del Maggio testò passato ebbe a riconoscere nell’Orto botanico di Padova il primo e finora il solo Stabili¬ mento orticolo de'nostri Stali, che avesse ottenuto l'artificiale fruttificazione della medesima, e ritrovando ne 1 frutti avutine lo stesso aroma, clic distingue quei del commercio, decretò un anime mente il premio della grande Medaglia d J oro a chi aveva avuto la sorte di rendere produttiva una pianta finora ste¬ rile, e pure sì interessante peila preziosità de'suoi frutti. L'esito compiuta¬ mente felice de'miei tentativi, ed il giudizio pronunziatone da quella rispet¬ tabile Società m'indussero a credere, che potesse a Voi pure tornare gradita la esposizione del metodo da me seguilo per arrivarvi. Gli è perciò, che quan¬ tunque la Memoria, con cui ho accompagnato i baccelli di Vaniglia alla Società di Orticoltura in Vienna sia stata tradotta in tedesco e pubblicala per sunto m quella Gazzetta del giorno 12 del corrente Giugno, non ho stimalo disutile il ripigliare dinanzi a voi la trattazione dell argomento, sì perche osservazioni posteriori mi diedero agio di arricchirla c confortarla di nuovi fatti, sì ancora perche noi facendo, avrei credulo mancare ai doveri impostimi dall'onore di appartenervi, tacendovi al tutto un avvenimento, che segnalò l'Orlo di Pa¬ dova fra tutti quelli deli'Austriaca dominazione, e valse ad esso la gloria dì una corona. La pianta fruttifera di Vaniglia, che coltivasi nelle grandi stufe di questo, DEL RROF* ROBERTO DE VI5UNI 5 fiori la prima volta udranno i 833 , ed avrebbe certamente continualo a fiorire anche ne’successivi, se la grandine spaventosa e memorabile, che nel dì 24 Agosto del i 834 quasi distrusse quest’ illustre Stabilimento, non avesse gravemente danneggiala la serra maggiore, ove coltivasi la Vaniglia, e co* frammenti delle invetriate di quella, ferita e malconcia in ogni parte ro¬ teala pianta* Riavutasi lentamente da tanto danno, solo nella stale del 184° essa produsse un grappolo di fiori, i quali però abbandonati a se stessi ri¬ masero sterili e caddero l’un dopo 1 *altro, isti mese di Giugno del 1841 apparve un*altro grappo di fiori, e si fu allora, ebe mosso dai desiderio di verificare gli sperimenti falli nel Belgio per ottenere la fruttificazione della Vaniglia, mi diedi a studiare la struttura dei fiori della medesima, onde rico¬ noscere la vera causa della loro sterilità* Da questo esame mi risultò dò di¬ pendere unicamente dall* essere lo stimma dei medesimi conformalo di tal maniera, e curvalo e nascosto dentro il tubo del perigonio per guisa, che, almeno nelle nostre serre, è impossibile che 11 polline arrivi naturai mente a contatto della superficie stimmatica dd/o stesso, Ifo comincialo allora a ten¬ tare io va rii modi la fecondazione artificiale di questa pianta, uno de quali es¬ sendomi riuscito, mi procurò per la prima volta un frutto * che in nove mesi maturò e cadde spontaneamente il dì i.° Maggio 1842 spandendo un abbon¬ dante e delizioso profumo, eguale e forse anche superiore a quello dulia Vaniglia, che si manda in commercio. In queste osservazioni ed esperienze m'ebbi sempre a compagno, c sovente ad operatore il mio egregio amico dottor Giuseppe Clementi assistente degnissimo alla mia Cattedra ed all’Orto bota¬ nico, ed alle stesse cooperò pare con intelligente operosità il sig. Carlo Cas¬ iini primo giardiniere dell* orto stesso. Trovalo pei tentativi suddetti il vero metodo a tenersi per la fruttificazione dì questa pianta, ne ripetemmo Tappli- razione sopra diciassette fiori, che la medesima ci fornì, divisi in due grappoli, nel Giugno dell'anno stesso, ed avemmo il conforto di ottenerne 14 frutta, otto delle quali in un grappolo, e sei nell’ altro. Nel Maggio poi di quest’anno sopra altri due rami comparvero altri due grappoli di fiori, però mollo piu poveri dei precedenti, contenendo fra tutti e due soltanto otto fiorì. Trattali questi col metodo, che sporrò, allegarono sette frutta. 6 DEL METODO PER LA CULTURA DELLA VANIGLIA Pria dì descrivere questo metodo da me seguito nella fecondazione artifi¬ ciale della Vaniglia, trovo necessario di stendere una descrizione circostan¬ ziata dì tutte le parti componenti siffatta pianta* Chi vorrà confrontare questa descrizione con altre, che leggonsi in varie opere di Botanica e di Orticultu- ra, vi troverà notevoli differenze, sì perchè di alcuni caratteri ivi indicati come proprj degli organi di questa pianta, io non ho potuto in quella da me osser¬ vata confermare la sussistenza, malgrado la più accurata ricerca dei medesimi: sì perchè in questa mi venne fatto di vederne altri, di cui non ho trovato menzione ne'libri stessi* Lacchè spero darà un qualche valore scientifico a questo breve lavoro, destinato a concorrere ad una più completa illustrazione di un vegetabile, la di cui coltivazione in Europa può essere feconda d'impor- tantissime conseguenze. La specie di Vaniglia, che vegeta, fiorisce e fruttifica nd l'Orto botanico di Padova, è la Fanilla pianifolta Àndr. boL repos* f* 538 , Myrobroma fragrane Sùlisb. panni* p* 82* — A questa forse appartiene ancora qual sinonimo la Fumila saliva di Scfiiede — Una buona figura della nostra specie pubblicò il Lemaire nei n*° 6 deli’ Hortkulkurummsel, première annee* Paris i 83 t), fi. 2 3 , p, ifig, almeno quanto al portamento generale della pianta, mentre gli organi sessuali non vi sono nè chiaramente nè esat¬ tamente delineati* Differisce questa dalia Vamila aromatica di Swariz, Epidendrum Vantila L., per le foglie appena lineate e non nervose, e pel lembo del labello del fiore non acuto ma rotondato* Ciò premesso quanto alla denominazione e sinonimia della specie, mi farò ora a descriverla* Da una radice poco corrispondente alla grandezza della pianta, perche composta di non molte nè assai robuste fibre carnose, cilindri¬ che 0 un poco davate, ottuse in punta, e simili alle radici aeree, che spuntano lungo il tronco della medesima, ma piò scolorate e men forti, sorge un fusto dd diametro di un centimetro, cilindrico, verde, levigatissimo, flessuoso, geni¬ colato, diviso a varie distanze da nodi, ognuno de'quali sporge soltanto da un lato, edin corrispondenza alla foglia* Sei centimetri sopra terra, nella pianta odi'Orto dì Padova, il fusto emette il suo primo ramo, e successivamente ne manda degli altri alternati fra loro, forniti dei caratteri stessi del tronco e BEL PROF* BOBERTO DE VISIONI y suddivìdevi si in altri ma pochi rami (Tav* I fig. i/). Ogni ramo nasce nelfa- scclia della foglia da un involucro conico verde carnoso, che fendesi in due, e serve quasi di pernia al germoglio latente (fig* 2' lett* c r/)* Si il tronco che ì rami quanto più s'allontanano dalla radice crescono in grossezza, per cui nelle parli superiori arrivano da io a millimetri di diametro. Da ciascun nodo di questi rami nasce una foglia, il cui picciuolo della lunghezza media di un centimetro, e scanalato, abbraccia una terza parte dello stesso ramo, indi si appiana verso la lamina, della quale è più carnoso; esso è affatto Uscio, alquanto pellucido, e dun color verde pallido (Og* 3.' lett. £)* Lateralmente ad ogni picciuolo e con ordine alterno nascono una 0 due radici aeree 0 av¬ ventizie, pria quasi cilìndriche, poi scanalate, tortuose, di un color verde glauco, tendenti olla terra, ed atlaccantisi a corpi vicini anche inverniciali 0 dipinti, ma preferendo le corteccic screpolate de' tronchi (fig* 2/ lett* bbb ), dì varia lunghezza, arrivando fino a due metri e mezzo* ÀI picciuolo si fa con¬ tinua la lamina, eh'è di forma ellittico-lanceolata, ristretta bruscamente alfa- picc in punta acuta allungala, scanalata verso la base, piana e liscia in ambe le superficie, più verde c più lineata di sopra, acuta, e cartilaginea nei mar¬ gini, carnosa, dura, grossa due millimetri, larga nel maggior diametro set centimetri, lunga da 18 a 23 (fig. 8*" lett* b )* Dalle ascelle delle foglie su¬ periori sogliono nascere solitari! i racemi dei fiori, diritti nella fioritura, pen¬ denti nella fruttificazione, il di cui asse carnoso un po' più sottile del ramo cui è attaccato, è fornito a piccole distanze di brattee alterne, ovaio-lanceolate, semi-amplessicauli, acuminate all'apice, di color verde pallido, scanalate, lisrìe ed un poco trasparenti (fig* 3/lett aaa). Nelle ascelle delle brattee inferiori, (che sono disposte soliamo su due lati opposti del grappolo, mentre le sue- eessive sono sparse senza un cerio ordine su tutti 1 lati), avvi un tubercolo per ciascheduna (fig. 3** lett. bbb), che ha la forma conica e il colorito verde di quelli, da cui notammo nascere i rami lunghesso il tronco* Queste gemme, e specialmente le infime, talvolta si sviluppano in un pedicello portante uno 0 più fiori, pcrlochè debbono considerarsi quali gemme fiorali* Dalle ascelle delle altre brattee nascono i fiori (fig* 3 * s lett. c), uno per ogni brattea, sca¬ sili, orizzontali, inodorosi, che sbocciano 1 un dopo l altro, e non durano più 8 DEL METODO PER LA CULTURA DELLA VANIGLIA d 1 un giorno* Il fiore è costituito : i.° da un ovario infero* cilindrico, che ha rapparenza d’un peduncolo, è dolcemente incurvalo, verde pallido alla sua base, verde scuro nel resto, liscio, lucente, della lunghezza di o,o[> a o ,55 centimetri, del diametro di 3 a 4 millimetri ( Fig* 4*’ lett. e); 2,° da un peri¬ gonio verde-giallognolo, lungo quanto Tovario, diviso in sei parti conniventi, tre esterne, la superiore delle quali lanceolata, le due laterali bisiungoìanceo- late ingrossate all*apice e concave al lato interno di questo (fig. 4** leu. aaa)ì tre interne, e di queste le due superiori lanceolate, fornite lunghesso il dorso di una costa, che rileva a guisa di cordone (fig. 4-* lelt. Ai), l’inferiore o la- bello formala a guisa di tubo venlrieoso alla sua metà, il di cui lembo è crespo c ripiegato alfinfuori, la fluì ce sparsa di ghiandolelte disposte in serie lineari (fig. 4/ leu, £), 3 .° Lungo la parte superiore del tubo, ed immedesimato colla sostanza di questo scorre il gìnostemio 0colonna, la cui estremità libera d ogni aderenza resta fra la fenditura, che divide in due il margine superiore del label- io (fig* 4/ lett. d). Il lato interno 0 faccia inferiore del ginùstemio, che guarda l asse del tubo forma lo stilo, il quale termina all apice in uno stimma compo¬ sto di due lamine o rùstelU, bislunghe* ottuse, che paratamente fra loro s’in¬ curvano dentro del tubo, c vanno contro il suo fondo, e quindi in direzione op¬ posta a quella del gìnostemio (fig. j* lctt. b ), La superiore o esterna di queste lamine h pìu lunga e ricopre ed oltrepassa l’inferiore od interna* Il lato ester¬ no 0 faccia superiore dei gìnostemio , prolungatosi di alcune linee oltre lo stim¬ ma, si strozza assottigliandosi tutto ad un tratto, indi gradatamente espandevi al disopra in una scaglia sottile ma dura e lucente, eh'è Yopermlo del l'antera t al disotto in un cuscinetto di tessitura spugnosa, eh’ è Vanterà medesima* (fig, lett* a) Dai due Iati dell’estremila del ginosiemio pendono due orec- chietle membranose, che nascondono tutta l'antera e la maggior parte delle lamine stimmatiche se queste si osservino lateralmente (fig* 6/ lett* a) ¥ Fra 1 opercolo e 1 antera stanno annicehiatì i due polbnari di figura pirìforme- piramidaìe e contenenti un polline granelloso* 1/ antera è assai mobile e pen¬ sile per la sottigliezza della strozzatura sopraindicata, che tiene luogo & fila¬ mento. e riposa sulla faccia esterna della lamina superiore dello stimma. Nel iato interno della parete inferiore del tubo dei iabello, rincontro alf antera, DEL PROF. ROBERTO DE YJSEÀNJ 9 havvi un fiocco formalo di lamine cuneiformi, frastagliale-superiórmente, e disposte in serie parallèle e ravvicinate (>fig, 7/ lett* cd)* Tal era la con formazione dei fiori, die in unione lai su (loda lo D, r Ole menti ho analizzato accuratamente nella pianta che coltiviamo. Questa presenta ora quattro rami principali, mio de quali, clic finora non diede fiori, ha là-lun¬ ghezza di metri 7.80 ; l'altro, che fiori l'anno scorso, ed è ancora fruttifero, è lungo metri 7,70; il terzo e quarto, che fiorirono un mese fa, ed ora por¬ tano 6 frutti, sono lunghi metri 4*60. Nel secondo dei quattro rami ed all ah te zza di metri 4 < 8 g comparve lo scorso Maggio 1843 un grappolo di fióri, ed all 1 altezza di metri 5 ,80 un secondo. Il primo fiore si aperse nel giorno ottavo dì Giugno, e successivamente sino al di 2fi del mese stesso ne sbocciarono uno, due, e raramente Ire in ciascun giorno. Dei 18 fiori fornitimi dalla mia pianta, uno fu analizzalo per conoscerne la struttura, 17 furono fecondati, e di questi 14 fruttificarono, tre soli abortirono, probabilmente in conseguenza di una ommissione, che farò nota in apprèsso. Si aprivano essi di buon mat¬ tino, ed alle 8 antim. erano spiegati quanto il comporta V indole loro, che non permette mai uno spiegamento completo; la fecondazione fu operata fra le 8 e le io dei varii giorni in cui furonvì fiori aperti, e nel modo che mi faccio ad esporre. Staccata l’ antera ( fìg. 7.* lett a ), col mezzo di una pinzetta lacerando il filamento, che uni vaia ai ginostemio, se ne estrassero mediante una punta metallica i polliti ari, da'quali con ripetute scosse ed incisioni fatto uscire quel più di polline che si poteva, fu questo raccolto sulla estremità d’ una lama dì temperino. Ciò fatto, con una pinzetta si allontanarono le due lamine componenti lo stimma (fìg. 7/ lett. 5 ), e contemporaneamente Imi* nuava si fra le medesime, quanto più profondamente polevasi, coir altra mano F estremità della lamina caricata di polline, ed ivi rovesciandola destramente e: strofinandola sulla lamina inferiore dello stimma si applicava il polline alla ; perfide di questa. Altre volte si provò ad introdurre fra le due lamine i oli filari staccati dall 1 antera, ma interi, od anche la stessa antera co" polli- : attaccativi, comprìmendo sì questi che quella fra lo lamine sopTadette, te spremerne il polline, portarlo a contatto della superficie stìmmatica, ■ firomnbverne Y assorbimento. Sì V uno che V altro metodo riuscirono con IO dfx metodo per la cultura della vaniglia eguale felicità, ma T ultimo sarà sempre preferibile a tutti gli altri come il più facile ed il più pronto* Ad agevolare ancor più questa penosa opera¬ zione, fendevasi per lo lungo la parete inferiore del tubo o labello, nè que¬ sto taglio, nè la compressione usata per qualche tempo sopra le lamine del pistillo nacquero alT esito dèiT artificiale fecondazione. Che anzi la com¬ pressione stessa parve indispensabile ad assicurarlo, ed è all* ommissione di questa pratica, per cui il polline o non venne a contatto della superficie stiro- matica, o vi restò poco tempo, che puossi con ogni probabilità attribuire la sopraindicata sterilità di tre fiori, che pure erano stali in quanto al resto fe¬ condali al pari degli altri divenuti fruttiferi Le cure dateci perchè T opera¬ zione ottenesse lo scopo desiderato furono coronate dal più lieto successo, giacché non solo la fecondazione ebbe effetto, ma nell* osservare le circostanze ad essa consecutive ci avvenne di scoprire un criterio sicuro per conoscere sino dai primo giorno Tesilo lieto od infausto della medesima, Qualche ora dopo Toperazione, se la fecondazione riuscì, Tovario da orizzontale si fa pendente, il perigonio si chiude, e resta attaccato all’ ovario stesso per lungo tempo sino alla completa sua disseccazione. Due frutti ottenuti con questa fecondazione portarono attaccato il perigonio secco per ben tre mesi* Nel fiore infecondo, per lo contrario, il perigonio cade nel giorno stesso, in cui quello si aperse, e Tovario serbasi orizzontale. Gli è perchè nel primo caso i budelli pollinici passando dallo stimma, che mediante il gmosteinio fa corpo col perigonio, alT ovario, connettono questi due organi l'uno all’al irto, mentre nel secondo mancando questo mezzo di congiunzione, il perigonio si disar¬ ticola dall* ovario, e cade rapidamente. Lo stesso metodo di fecondazione fa praticato anche quest' anno nel mese scorso sopra gli otto fiori comparsi nel terzo e nel quarto ramo, e se ne ottenne lo stesso effetto. In quest' ultimo esperimento si è pro vato a recidere la lamina stira matica superiore per fa ci¬ litar \ introduzione del polline nella bocca dello stimma, e si osservò che quesT amputazione noti nocque minimamente al successo della fecondazione. La pianta, i dì cui fiori sostennero In vani tempi T artificiale fecondazione, presenta ora tre grappoli di verdi e succose frutta, di cui mi faccio a sten¬ dere la descrizione. Il grappolo fruttifero maggiore e più prossimo alla radice DEL PROF- ROBERTO DE TESI A NI /IJOì? 1 1 porla otto Lacci li attaccali ad mi asse di 7 centimetri di lunghezza, grossi da io a i5 millimelri nel maggiore lor diametro, lunghi da 12 a 2 Ò cent, { fig. 1 ed 8 leu, a ). Il grappolo minore e più prossimo alla sommità della pianta, che fu troncata con esso, e che s* inviò all" I. IL Società di Orticoltura in Vienna, portava sei ha eri li attaccati ad un asse lungo 5 centimetri, ìl mi¬ nore de" quali era grosso nel maggiore suo diametro millimetri 8, lungo cent 12; il maggiore grosso i5 miiL lungo quasi 22 cent, ed uno fu tagliato a mezzo per analizzarne f interna struttura. I frutti o bacelh d’ambedue i grappoli sono di forma rii indrico-t ringoiare, per Ire leggeri rilievi che spor¬ gono agli angoli dei medesimi ed indicano la sutura delle tre valve, in che dovrebbe fendersi il fruito a completa maturità; sono assottigliati ed incurvi alla base, cilindrici in appresso, e lalor anche leggermente da vali, presso al- 1* apice bruscamente rìstringonsr, e questo è obbliquamenle spostato fuor del¬ l'asse del frutto c rivolto al lato della sutura inferiore, ed oltre ciò c profon¬ damente ombelicato nel mezzo (fig. 9, lett. r). Quest" ombelico, che ha un miti* d’incavatura, è di figura triangolare e nel mezzo ha una piccola fossetta della stessa figura, è cinto da un grosso margine quasi bilabiato, il cui lab¬ bro maggiore e più sporgente (ftg. 9, lelt. à) corrisponde alle due valve su¬ periori, il minore all’inferiore (fig, 9, lett. b ). L'apice del frutto è segnato da tre linee, che nella maturazione imbruniscono, e che sono le estremità delle suture (fig. 9, lett, d* e)* Nell" interno del frutto e per tutta la sua lunghezza scorrono tre placentarii opposti alle valve (fig, 10, lelt. a. b), ciascuno dei quali dividendosi in due, sembra addoppiarne il numero. Sporgono essi nel- T interno di una cavità quasi triangolare, che forma Tasse dei frutto, e sovra l medesimi sono disposte molte placente distinte fra loro, frastagliate all’ api¬ ce, e portanti su questo moltissimi semi di forma orbicela re trigona, schiac¬ ciati, nitidi, neri ed appesi a corti funicoli (fig. 10, feti. c). I frutti sono di un color verde eguale a quello dei rami. Sino a che son verdi ed immaturi non mandano verun odore, quando si approssimano a maturità, ingialliscono prima, cominciando dall apice, e poscia imbruniscono, indi staccatisi dall'asse del grappolo, ed allora soltanto tramandano copiosa e soave fragranza. Si disse più sopra, che quello raccolto nell’ orto di Padova nel Maggio 1842 aveva I3 del metodo per la coltura della vaniglia ed ha tuttora forse più grato ed acuto odore della Vaniglia del commercio, e questo fatto sarà trovato ben ragionevole da chi consideri, che la Vaniglia del commercio non matura mai sulla pianta, ma si raccoglie, presso che verde, c pria di seccarla si scotta nell’ acqua bollente. Con questa pratica essa non può ottenere queir ultima elaborazione de* suoi prìncipi!, che dovea renderla più ricca di aroma, lacche avvenne invece in quella che maturò spontanea¬ mente nell'Orto nostro. Oltre a ciò la nostra Vaniglia non fu spalmata ripe¬ tutamente d'olio, come usasi per quella che si reca in commercio, la qual operazione non può che affievolirne non solo, si ancora alterarne 1 odore. Egli è perciò, che io consiglio di far maturare il frutto sulla sua pianta, e di lasciamelo cadere spontaneamente, otti mettendo poscia ogni scottatura od unzione, mentre cosi si otterranno fruiti meno grossi a (lir vero, e inen pe¬ santi, ma più aromatici di quelli assoggettati alle pratiche sopradelte, c quindi di maggior prezzo in commercio. Caduti che sieno, basterà riporli in vasi di terra verniciati o in cassette di piombo per conservarli. La Vanilia piamfolia esige ben poche cure pella sua coltivazione. Un vaso di terriccio vegetale mescolato a poca sabbia di fiume per facilitare lo scolo della umidità, che potrebbe infraddime le radici se vi fosse lungamente a contatto; una corteccia screpolata, rugosa, spugnosa, cui possa ella affiggere le sue radici aeree, p. e. di rovere o meglio di salice o pioppo ; pochi inaffi a- menii ed una temperatura, clic non sìa minore di io gr, R, nel verno; fre¬ quenti inaffiamenti, in luogo caldo e difeso da troppo continuati e diretti raggi di sole nell estate, bastano alla sua prosperosa vegetazione. A ciò pure con¬ tribuisce ravvolgere nell*estate di musco i tronchi principali e quelle parti di essi, che cominciano ad aggrinzarsi, tenendolo frequentemente umettato. La sua moltiplicazione riesce di talea, immergendo questa nel terriccio vege¬ tale mescolalo con sabbia, o meglio nel carbone, e tenendola in chassis coperti, ad alta temperatura, in atmosfera umida e riparati dal sole. Fu scritto dal di. prof Morrcn, che il fusto delia Vaniglia dopo la sua Ini nifi caziouc disseccasi nella base, loccbò a suo avviso rende te radici aeree indispensabili alla vita delia pianta. Questa osservazione non ci fu dato di confermare Ira noi, ove i cauli fruttiferi si serbarono verdi e vegeti come DEL PROF. ROBERTO DE ViSlATCi i3 prima, Soliamo il ramo, che portava il grappolo fruttifero dell* anno scorso, sembrò avvizzirsi per alcun tratto, ma poco dopo riprese F ordinaria succo- sita e levigatezza. Tulli quelli che portano frutti presentemente nell’Orto nostro non mostrano differenza alcuna in tal riguardo dagli altri rami. Dalla storia della fruttificazione della Vaniglia nell’ Orto botanico di Padova, e dalla descrizione datane dì ogni sua parte, possono dedursi alcune conseguenze, e notare alcuni fatti nuovamente osservati che imporla di qui raccogliere, qual sunto di questo scritto. 1. ° La Vamila plani folta fiorisce da vani anni in quest Orto botanico senza essere tormentata con alcuno di que 3 metodi, ohe furono consigliati dal prof. Murre» per ottenere siffatto scopo, 2. ° Il modo più semplice per fecondarla artificialmente, onde averne dei frulli, b Tinsinuare l’antera staccata dall’apice del giuoslemio fra le due lamine componenti Io stimma, comprìmendola dolcemente e per qualche istante fra queste, 3 . ° Indizio certo di seguila fecondazione è la persistenza del perigonio siali’ ovario oltre il giorno, in cui quella operazione fu praticata. 4 . ° Non è necessario pio di un anno di tempo per la maturazione del frutto, come avvenne a Parigi, avendolosi raccolto in Padova in tin periodo poco più lungo di nove mesi; ma questo tempo può variare a seconda di molle cause e specialmente della temperatura. Cosi in quest’anno che la tem¬ peratura non raggiunse il grado dell’anno scorso, la maturazione del frutto oltrepassò un anno intero. 5 . ° Per aver frutti squisitamente aromatici, al metodo altrove praticato di tagliare i frutti immaturi dalla pianta, e di scottarli, 0 di ungerli, devesi preferire quello di lasciarli maturare sulla medesima finché ne cadano sponta¬ neamente, e di non farvi in seguito veruna preparazione, limitandosi a riporli in vasi di terra verniciali, o dì piombo per conservarli, 6 . ° I rami nella Vamila plani folla Irovansi nelle ascelle delle foglie in istato di rudimento coperti da un involucro indeiscente, carnoso, verde, che iti date circostanze e per uno sforzo di vigorosa vegetazione giunge talora a fendersi irregolarmente, ed è probabilmente per la resistenza di questo invo* ,4 DEL METODO PER LA CULTURA DELLA VANIGLIA lucro che scarsi e l'un dall'altro lontani sono i rami di questa pianta, ben¬ ché le gemme ramali sieno frequenti. Questa opinione, che io annunziai prima come un sospetto aìri. R: Società orticola dì Vienna, catriossi poscia in certezza, giacche praticala una incisione longitudinale, e trasversale sul- 1 J involucro vidi uscirne il ramo in esso racchiuso. Tale osservazione che insegna il modo di accrescere il numero de 1 rami, e quindi ancora di molti¬ plicare con questi la nostra pianta di laica, può meritare di essere conosciuta dai cultori della Vaniglia, Non tacerò poi di un fritto singolare osservato ni una delle sue gemme, la quale anziché emettere un ramo dalla fenditura del- Y involucro, come dì consueto, mandò fuori mia radice aerea, la quale scor¬ rendo sulla faccia della foglia sottoposta vi si attaccò, e seguitò ad allungarsi nella direzione del diametro longitudinale della medesima. Chiunque consideri all eminente prezzo cui salse la Vaniglia in Europa* ed alla possibilità dimostrata di ottenerne anche qui frutta non inferiori a q uel le, che ci vengo no d ' À in c r ica, 1 rove rà a rgome n to in eri t evo le d i s tu d i i accurati la cultura e la frunificazione della preziosa pianta che le produce. Esìgendo la prima ben poche cure, e la seconda una pratica facile od acqui¬ starsi, T artificiale fruttificazione della medesima potrebbe formar soggetto di una speculazione importante, utile specialmente a quelli, che fossero i primi ad impossessarsi dì questo novello ramo d'industria* Essa in alcuni anni ci francherebbe forse del gravoso tributo, che ora paghiamo a lì estero per que¬ sta droga, il cui delizioso profumo è divenuto necessità di alcune arti, cd in appresso potrebbe ancora riuscire lucroso oggetto di esportazione* La mi¬ tezza del nostro clima, F ardore de' nostri soli, per cui i suoi hacelli matu¬ rano qui più prontamente che altrove, potrebbe e nella squisitezza c nella precocità del prodotto darci la preferenza sugli altri Stati ri sguardali da dei men benigno, che si volgessero a simili tentativi* Invito lo dunque coloro, che si piacciono di por F ingegno nel profittare delle novelle fonti, che la scienza incessantemente schiude all’industria, a sperimentare in grande ed ìn edifizii da ciò, la cultura di questa pianta, offerendomi a porger loro quei pochi lumi, die la pratica di quattro anni mi venne successivamente sommi¬ nistrando. Non dissimulo che resta pure un grande ostacolo a vincersi, la DEL PROF. KOBERTO DE TISI ANI i5 cìiffirottà di far fiorire regolarmente ed ogni anno codesta pianta in quello stato di prigionia, in cui la danniamo a vivere per entro alle nostre stufe, per cui ora riescirebbe incerta V annuale quantità del prodotto, àia se la grande probabilità del guadagno farà rivolgere le assidue cure degli specula¬ tori a un'argomento per anco vergine qual si è questo della Vaniglia, non è a disperare clic abbiasi a scoprire il modo di promuovere e pressocchè di forzar la fioritura di questa pianta. I giardinieri del Belgio ne hanno già con qualche successo tentato uno, che consiste net punzecchiare con aghi intinti nell* olio le tenere messe, onde richiamandovi un più largo afflusso di succhi determinare pel costui mezzo lo svolgimento delle gemme fiorali. So che un tal metodo altrove non riuscì, ma io non dubito che ripetendolo assai, e va¬ riandone il modo e le avvertenze e la stagione, e sperimentandolo su piante di varia età, e mutando a queste or la temperatura or lo stato igrometrico, allevandone altre in terra schietta, altre nel carbon fossile, altre pur nella torba, e facendovi intorno quelle diligenze amorevoli ed importune con cui sogliono i fìsici interrogar la natura e meritarne i responsi, non dubito che possasi un giorno giungere o alla scoperta di un nuovo metodo, o per lo meno a tale perfezionamento di questo da ottenere frequente e regolare la fioritura della Vaniglia. Valessero, come io il desidero, questi cenni a risvegliare in alcuni nn deliberalo proposito di dedicarsi a sperimenti, che presentano sà lusinghiera prosperità di successo: quanto a me lego a voi la mia fede di tenlare con perseverante operosità ogni maniera di prove affinchè in quello stesso Stabi¬ limento, che primo fra nostri forzò la Vaniglia a dar frutta, si giunga ancora a scoprire il modo dì promuoverne ed accertarne la fioritura. (Letta il afì Giugno ) Trtl' -JU ■' ^ ». ■ „ iym?m nd ormnon :mm jwt C : -, r ; ; .■. It>-) orniti fogo In sjiioiinclng» a'ihoB 'iti i’* f^ith: f/ -> j^ on f , ( v,! a •. *i ,q wvi/ r* (HfrBÌ##nel> rJ i*n ai f cifitngrtq ih ole le rl‘ ii V ,aJJ u!;ìj-ì.] f-.-h aJilonop alnJiififi.ì filiali odtbnm h no io» T-t] , ilg Ij -nn fintile si imglo/n inà orrgcbiuig hh nJilklndoiq obficijj .; aon grigio* / tihh olefwp é k hup Màgi sv oanc 7 f>q olnDmogifr^Hi i ófbrxMewq fi tmvooomq ih ohom li èihqoae £ fecidd® mj j mtatpib' « 4 ;o*> iiì;.. «monti >n orgbfl hh mmifmig I .ulnnrq nteorip ih rrmfj ioiì ni vano) J,filini ifl; mr *. ■; iil r .\fiijq fon oJehmtxi ,{ ih ,01111 oìi;ln*»J ommm offalfiup itimi?, ih < ■ t ogùJ j'kq mi i/olmftmrktan filmo .see^m fmirJ «il odo'II? r: ito «ih o£ olinoti $mmog sitali oJfiófmgfovg ol osssrn interi;» Isq mmifimlsb -r ,f *j ,ifieee olobflsteqta mh oli Job non ni nm ? miiii mu svoijln obotoltf Ini t'Ionrij U* oluiiftCJfT!)HM*'OH|£ fi .'Woi^cJg f i Ù ‘AUIOJtJ 77ft f >\ fi ofiom fi 'ìfiobflrtn / •:•{! v.'t. < ite; te vi *io r inlrrmjfiisl ni ‘io stennp c obnnlfiiTi fi «ito i:hc>v il* n i ; # mq ?xiJU‘ .olfv.iil uothi;» tari fnlln nlJ ni i£ btioJ ri mjJr. rmobncv >lk óra (un vtnthoqmi In ilo mono; oarfisgilib oihup omoJoi r/obfin) o f éd*ioJ mfL non .óm>fprf ì rinnlmm r : n finn tà ingo'mlrat.biefl i orroifgo? ol wtjo f oÌ>ohJii ovomi o» ib r.Jisqtm elle o oisgriikg ttirooig fm tefiggoq I ‘1 «mlogo*! i ojnonjruì v er ilo di ote'mp il) otemricnoisshsq nini c onoro »nìf^iti/iV nlifib curinoli oo imrjfn or fu i!^ / ri r imm iJe^up ( oiobfedb li or mi oa iJr,7 < ■ r ie ofpfJrn^*>'oj mh AUivnn'VHfi v, k'n/iilmb ifc oliéoqoiq olrrr (Ìrbf> «0:> includi ib f jfco1 nim ni Ìov r, ogal rm r; olomip :o«i!fi3Di/e ib ólmq^o iq ^rinlfì o£?ri|g ofbop ni fiihoffle ovotq ih mmem in^o ^lieotsqo rim/rjvo ino'.iffr / r oorg h f nllri'ii n,U n i;iJ^ifrc .7 cl tfnol i'ileoo mi i furiq ?.iib fOlrornil .f/rofhoiì ni i r>n bo rfm/oimio'if] Ib cimai li OTt'iqo'ig v. ui^ Ite U ejv\i^ > ÀJG7/T / JJ30 TAOlXA&gm 8 f SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA .fillgOÌ 0 Vìjid 'l Wr^ioos Libilo olio* ife 'jaq r.iubo/ oj/m'ì a ir ih a tomi ni ai™*! ,g3p ;i > ... : L. [ : Ib . 1; l/i .digiuni tnilsd jjgi'pjgn glabri gì § ib odiai :%Vt iIgtdIos dsiiìI ai! ollab oub ;» oioh fi#n:)aeo sbrio .ogeiì'He fmloaibflaq'taq oMiriì lab 3«oiio8 ■£* * 01 *8V-I bf> oaafì M omr. oJnaodq di ab «toisieogeib ci a « mìitfmdq tifine 1 ) ì 3 ffois ^2 3 JJDvI .olnomibnfingai oJovoiofr noa assale iiicq al JJc?J .offrii * ***» otiiimiq »l ieao^OT* im, fri ,oJhril lab auomoq enu ib sffl0Ì|l97 Fig. i. Portamento generale della pianta, in cui vedesi alla lett. a il ramo che ha fruttato nel i84iioÌ*jg*l *s? *^/( -nfovm*! :y ;yj>?p;qqi; ino # '>m;Lbv ^ j;, * : nbfi*t 0! {Ogni m i> tOee'JÌ onulovn !\ \\ ; nmc'i*!&!*■ nta^iluwlt^rmifnsTorb emrtpjg h or» ,'jlhnsJfifi csx'ibiifitjì ib clini : clSWl elbjU ouoÌ5iC?ni 4^ «Ofluin li 'jytó iu*» r.b W Uw& trs/ j/f J/f/r / rY/jfj /,/ tf